Frédéric Chopin ritratto da M.Wodzinska nel 1836
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Oggi, 17
Ottobre del 1849, si spegneva a Parigi, dopo una lunga e sofferente agonia per
tisi, il “poeta del pianoforte”: Frédéric Chopin.
Il nome
di Chopin è molto familiare nell’800; e tale resterà, senza contrasto alcuno,
fino a che l’arte della musica avrà vita.
Il genio
Chopin ebbe un immediato riconoscimento. Non solo egli raggiunse in breve la
fama – ciò che di rado avviene quando si tratta di un compositore – ma la sua
andò sempre crescendo.
Agli
ascoltatori stupiti, le sue composizioni producevano una indimenticabile
impressione, tanto era la bellezza delle sue armonie. Come l’intensità con cui
esprimeva la passione, l’eleganza di uno stile del tutto nuovo e personale. Combinazioni
musicali fascinose per le fioriture melodiche, le quali sapevano incarnare la
dignità e la raffinatezza caratteristica della razza polacca, e insieme il
fervore della fede patriottica.
Un
secolo più tardi, musicisti e pubblico non erano meno sorpresi e impressionati
dall’espressione del genio chopiniano. Un genio che nessuno poté negare
nell’originalità delle sue composizioni da far ascendere il pianoforte da
posizione secondaria, all’altezza di primissimo strumento musicale.
Si crede
a torto da taluni che la fama duratura di Chopin debba piuttosto venire
attribuita alla sua esistenza infelice; alla malattia che lo oppresse per la
maggior parte della sua vita; al tormento che soffrì per la sua Polonia
adorata; all’accoramento per quella sua vita incompleta che non gli permise mai
di raggiungere la felicità alla quale
aspirava. Queste cause esistettero, è vero, da attirare sul cagionevole maestro
le simpatie particolarmente del mondo femminile. Ma se deve il suo posto fra i
grandi geni musicali, è soltanto grazie ai pregi della sua musica innovativa
che elesse a sommo grado il periodo del romanticismo.
A soli 21 anni lascia il suo paese natale, e il
suo primo amore non compiuto (Maria Wodzinska), per Parigi. Meta raggiunta dopo
un breve e infausto soggiorno musicale a Vienna. Un Chopin consapevole della
già raggiunta perfezione tecnica pianistica e non meno di compositore, che
pensa sia più facile conquistare una Parigi anche se colma di tanti giovani
talenti. Ma anche inconsapevole del suo delicato stato fisico, cagionevole di
salute e dall’aria malinconica per la nostalgia della sua terra. Ma se da una parte il destino aveva già decretato per l'astro nascente una breve esistenza, dall'altra lo aveva dotato di due mani figlie del vento, piene di grazia e dalla linea
aristocratica.
Arrivò a
Parigi portando con sé uno scrigno d'argento donatogli dai suoi migliori amici,
colmo di terra di Polonia. Gli fu donato per non fargli
dimenticare a quale nazione appartenesse, e quanto la sua terra lo avrebbe
sempre amato. Assieme allo scrigno, una rosa riposta in una lettera: l’ultima fra le tante della
sua amata Maria Wodzinska, la stessa che lo ripudiò per un infelice e breve matrimonio.
L’amore del popolo polacco per la patria è sempre stato simbolo di un viscerale
legame patriottico. Frédéric Chopin non lo poteva immaginare, non fece più
ritorno alla sua amata terra.
A Parigi
si lega di una affettuosa amicizia con il più grande virtuoso del piano,
riconosciuto in tutta Europa, Franz Liszt.
Alla
tastiera il giovane polacco mostrò un tocco soffice, puro, ardente, ma la
sonorità era troppo delicata, esile, come il soffio di un cuore innamorato
senza speranza. Note musicali che parlavano come sublimi versi poetici. Melodie
che lasciavano una carezza nell’anima per la loro dolcezza soffusa. Sonate che
non si prestavano per una grande sala da concerti. Infatti egli amava suonare,
improvvisando anche per ore, presso i salotti più aristocratici di Parigi.
Oltre le
serate da camera, per mantenersi iniziò a impartire lezioni alle signorine
dell'aristocrazia. Insegnava a cinque o sei allieve in un giorno, per 20
franchi a lezione: l'equivalente di circa cinque euro di oggi.
Suonava
in modo brillante, indimenticabile, in piccole riunioni di persone amanti della
bella musica.
Aveva
una carrozza, un domestico, e portava sempre guanti bianchi. L’eleganza era un
lusso cui non avrebbe mai rinunciato. Anche nei periodi meno fortunati.
Chopin
fu definito «il poeta del pianoforte».
Lo si ricorda più per i suoi celebri notturni. Ma nondimeno per i suoi walzer,
mazurche, polonaise, studi, scherzi e ballate. Per finire con i preludi scritti durante
il soggiorno maiorchino in compagnia della sua ultima prova sentimentale:
George Sand. Un soggiorno quello di Maiorca, ricordato più per l’insistente e
continua pioggia che per gli attacchi violenti di tosse sanguigna. Fra i
vari preludi, George Sand, (pseudonimo di Amandine Aurore Lucile Dupin) definì ne la “Histoire de ma vie”, il ‘Preludio delle gocce di pioggia’
proprio perché composto in una notte di forte tempesta.
Non
compose praticamente nulla per altri strumenti, o per voci.
Il
pianoforte era un prolungamento della sua persona, un'intima e obbediente parte
di lui, così come le corde vocali di una primadonna del canto sono parte di
lei.
Questa
comunione quasi corporea gli diede la possibilità di eseguire col pianoforte
cose che non erano mai state provate e nemmeno pensate prima.
Gli
schemi ritmici che Chopin scelse per la sua musica erano spesso quelli
tradizionali, come la mazurka o il valzer. Il vino novello, frizzante, che egli
versò in queste vecchie bottiglie le trasformò arricchendole in bellezza e
novità.
Il
febbrile ritmo di vita parigina e la tormentata permanenza a Maiorca, presso la Reale Certosa di Valldemosa, minò la già
precaria salute di Chopin. La stessa malattia ereditata dal padre, la tisi. Patologia oscura che allora non lasciava scampo, fu la causa della penosa sofferenza e
una lunga agonia che condusse alla morte alla sola età di 39 anni l’infelice
genio polacco. Fra le tante composizioni di Chopin, oggi vogliamo ricordarlo
con la sua sonata per piano No2 op.35 ‘Marcia Funebre’. Composizione che
tutti i più grandi interpreti del pianoforte, si sono cimentati. E che ancora
oggi viene suonato nei maggiori concerti per pianoforte a lui dedicati.
Ho preferito ricordare l’essenziale
musicale di Frédéric Chopin, piuttosto che la sua esistenza tempestosa, costellata di sofferenze
fisiche e interiori.
Fryderyk Franciszek Chopin, il cui nome è noto anche nella variante francesizzata Frédéric François Chopin, nasce a Zelazowa Wola il 22 Febbraio 1810 e muore a Parigi il 17 Ottobre 1849.
Per
non dimenticarti
Oggi su
queste note
Che
trafiggono l’aria
E il
respiro di un amore
Io piango
il tuo silenzio
E su queste
e non altre
Giunse il
primo sguardo
Il concerto
d’un sorriso
Il nostro
primo incontro
Su questa
dolce melodia
Scrivere
doveva un bacio
Dall’alba
di un tempo
Al tempo
d’un tramonto
Su questo
triste canto
Il nostro
primo bacio
Breve bacio
di un’alba
Di un
tramonto l’addio
Così breve
il nostro amore
Di ieri
gioia il tuo respiro
E di oggi
tacito il silenzio
Che tutto
ti riveste il corpo
Su questa
dolce melodia
Io solo
resto prigioniero
Di una
infinita lacrima
Che non
scende nell’oblio
E su queste
immortali note
Il sorriso
di un breve amore
E su questo
o dolce morte
Rubato tu
le hai la vita
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Not
to forget you
Today
on these notes
That
pierce the air
And
the breath of love
I
cry your silence
And
on these and not others
Came
the first look
The
concert of a smile
Our
first meeting
On
this sweet melody
Had
to write a kiss
Since
the down of time
At
the time of a sunset
On
this sad song
Our
first kiss
Brief
kiss of a sunsire
Of
a sunset farewell
So
short our love
Yesterday’s
joy your breat
And
today’s tacit silence
Everything
your covers the body
On
this sweet melody
I
only rest prisoner
Of
an infinite tear
That
does not fall into oblivion
On
these immortal notes
The
smile a short love
And
on this or sweet death
You
have stolen her life
©Sergio Dellestelle
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