..nell'universo esistono alcuni inspiegabili enti, di cui uno è il tempo; esso come noi balla il suo tango, ma a differenzia del nostro, il suo è interminabile…
Tango di San
Silvestro
..cari
amici, tranquillizzatevi, non desidero scrivere la storia di San
Silvestro, cardinale prima e papa dopo, il quale, allo scadere della
mezzanotte di oggi, uscirà dal mio armadio per concedermi come sempre un
altro giro di tango, il suo ballo preferito; scriverò soltanto due
stringate parole su come è partorita la ricorrenza che oggi conosciamo:
il 31 dicembre porta il nome di San Silvestro per ricordare la morte di un certo Silvestro Rufino, eletto papa col nome di Silvestro I nell’anno 314, fino alla sua morte avvenuta il 31 dicembre del 335;
e
tranquillizzatevi ancora, perché non desidero neppure inoltrarmi nella
storia passata, per ritrovarmi complice della prima libagione culinaria, quale usanza che ancora oggi festeggia
la caduta o la fine di un anno temporale, quindi lascio a chi è più
dotto di me questa piacevole incombenza sull'uso e consumo del cenone di
fine anno.
Mi soffermo invece sulla locuzione: fine di
un anno; tempo di 365 giorni a partire dal 1° gennaio, escluso quello
bisestile; tempo che racchiude le quattro stagioni; tempo che segna nel
corpo e nella mente un cambiamento più o meno significativo;
tempo di dodici mesi che aggiunti ai precedenti vissuti dall’uomo ne
determina l'età relativa;
…ecco amici cari,
nolenti o dolenti, oggi tutti noi noveriamo 365 giorni in più, sia nella
carcassa che ci contiene, sia nella mente che tanto influisce sul
nostro essere, così augurandovi i prossimi 365 colmi di ogni bene
possibile e immaginario, vi lascio al vostro tango con bollicine di fine anno,
donandovi il mio squinternato con giravolte di paranoie notturne, e con due casquè in sesta,
ispirati dalla luna piena di due settimane fa.…
…il tempo è un onesto predatore che trascina con via con sé una stagione
dopo l’altra lasciando all’anima una vitale ricchezza in un corpo
moribondo…
…con quale nervosa tristezza io confido a questo foglio di carta
che dovrò lasciare la miglior parte di me, al tempo del nulla…
…per ogni uomo esiste un tempo e un luogo dove potrebbe cogliere
il significato della propria esistenza. Saperlo cogliere e farlo
proprio, sarebbe giustificare gli affanni del lungo viaggio che
cammina…
…il tempo della natura non è virtuoso, è soltanto naturale: un
giorno ti accarezza, un altro ti schiaffeggia e un altro ancora ti
sopprime...
…all’infuori del tempo niente è grande, e quando misuriamo
l’uomo e il resto, è facile rendersi conto di quanto si è piccoli
e di difficile confronto…
…comunicare in silenzio è un volo nel buio che si esprime con l’immaginazione...
un’altra stagione muore
e tu ricordi età che oblia
e ricordi una tenera notte
bianca luna candido viso
il tacito andar indifferente
monotono morir del tempo
e cadono uno sopra l’altro
i giorni miei e l’istante tuo
quand’io ricordo tenera notte
di bianca luna candido viso
allorché si ripete un nome
alba d’una nuova stagione
Sono consapevole e rattristato nel percepire quanta difficoltà io provi nel voler esprimere parole di augurio per le feste natalizie, sapendo dell’enorme disagio che tante persone e famiglie stanno attraversando in questo periodo; non mi dilungo sulle cause che hanno portato gran parte del nostro paese a una disuguaglianza sociale fra ricchezza e povertà come oggi la conosciamo che mina la dignità dell’essere, anche perché di fronte a un problema così vasto e serio, il mio sarebbe un intervento di pura retorica che non porterebbe ad alcun cambiamento. Posso soltanto affermare, con un velo di innocente ipocrisia, una forte indignazione che mi ferisce il petto, nel constatare una tale miserevole situazione sociale. Così, con una mente greve e pessimista, desidero lasciare poche righe scritte, rivolte principalmente a tutti coloro che in questo momento non possono festeggiare il Santo Natale con uno spirito e un’anima leggera e sorridente:
…nell’avvicinarsi del Santo Natale, io percepisco nell’aria un respiro che sa di amorevole bello, come se i cuori fossero colmi di trasparente bontà; un’aria di diversi ma uguali respiri, confusi d’una piacevole atmosfera che avvicina gli animi anche più lontani, dove i sorrisi diventano l’incanto degli occhi e la bellezza dei volti; dove i toni delle voci suonano un accento dolce e armonioso, dove i gesti vestiti d’istinto infantile manifestano premurosa familiarità e, tutto , pari a un amore vivo, sincero, che si agita mondo da rigide convenzioni e dogmi prefabbricati; un amore che si dà semplicemente, con naturalezza, con voluttà di donarsi, desiderio d’una carezza s’un soffice velluto; sì, parlo di quell’amore proveniente dalle profonde viscere dell’universo, scaturito ancor prima che l’umanità mirasse i primi corpi incendiati in stelle, le stesse che questa notte vestono il cielo di broccato nero; lo stesso amore, dono segreto, inconosciuto, divino, elargito senza traccia e ombra di ritorno, un dono prezioso che non chiede, ma che si presta per essere donato; ed è questo amore, che a pochi giorni dalla solenne natività di Gesù, io auguro a tutti di trovare fra le tante pieghe della vita e, per chi già lo possiede, esorto di conservarlo, di rispettarlo, di accudirlo come un fiore delicato, centellinandolo di amorevoli attenzioni, di un bacio che parli…
…amici e amiche del mondo virtuale, a voi tutti che mi leggete, auguro di trascorrere un Bianco Natale avvolto nella poesia musicale di J.S.Bach, (Jesus Freude der Wunsch des Menschen - Gesù gioia del desiderare dell’uomo.) quale tenero abbraccio, che inconsapevole scriva un verso sulla carta dei ricordi…
...autunno, stagione di mesto abbandono, di quieta riflessione e
poetiche rimembranze; dolce è immedesimarsi in una foglia che a
terra cade leggera, come s'una soffice nube un pensiero, quando di te vive la solitudine...
Foglie d’autunno
Nubi del mio cielo
Foglie di quercia
...Amore, perché ti sei vestito? La grazia e l’eleganza è nella tua naturale nudità. Non mi riferisco a quella graziosa eleganza di ricercata fattura che in un individuo altro non è, se non l’istinto dell’abito che gli cade a pennello. Chi non possiede più o meno, il gusto e il dono di vestirsi assecondando le virtù del suo essere?Io alludo a un’eleganza più raffinata, capace di adattare le maniere alla finezza dello spirito, alla sua dignità e orgoglio, più che un bel vestito per il corpo. Questo è un di più che fa da cornice a un bel quadro. L’eleganza che si distingue, l’eleganza disinvolta, vestita della grazia nella bellezza, quella che non s’impara perché spontanea, perché naturale, perché respira dell’aria che fa della mia la mia stagione, la stessa che oggi respirate voi, quiete foglie d’autunno.
In questo plumbeo giorno, dove la bruma bussa alla pelle, dove il cielo è vestito d'un grigio elegante, che di grazia disinvolta fa da letto a nubi soffuse e compiaciute d' incestuosi amplessi, io vi miro nel vostro caduco incedere, silenti foglie d’autunno; vi miro rapito nel vostro cadere tacita onda alla terra, passi leggeri d’artista ebbro di tocchi dorati premurosamente deposti sulla tela della vita; amorevole vi osservo morire una dopo l’altra, una accanto all’altra, una sopra l’altra, come i secondi ai minuti, come le ore ai giorni, che insieme ricordano l’irrevocabile tempo d'un’altra stagione passata; e di questa, qui ed ora, foglia diversa s’adagia s’un’altra, lasciando al cielo infinite sfumature che dipingono l’anima dell’elegante grazia d’autunno, mentre di bellezza ingiallisce ancora una volta infinite zolle; placide foglie d’autunno, or già svestite di smeraldina veste, or già vestite di pallida ocra, or già vi novero una ad una, quando d’ambra e d’oro ricoprite una riva, quando di lei Amore, mi vesto di grazia ed eleganza…
...nel deserto cortile dell’anima
il bacio d’una breve stagione
quando con occhi autunnali
sol’io ti rivesto d’ eterno...
...corto il tuo volo
autunno inatteso
lo spazio trafiggi
d’oro il silenzio...
...così tu sei passato
attraverso il respiro
destando assopite note
di vecchi canti sognati...
già la sera s’appresta
nel cielo libero e cupo
è l’inverno che già
freme nell’aria
inquieto di
schiaffeggiare l’autunno
e intorno d’oro ogni
colore si spegne
cade un’altra stagione
senza un sussulto
un lamento una carezza
tacita passa sul rumore
del mondo
fatto di ore vuote di
minuti
secondi d’istanti senza
oblio
vorrei gridare per darti
un bacio
grande infinito
da lasciar orfano il cielo
da far precipitare una
dopo l’altra
le stelle di questo vuoto
che schiaccia
e a me
non più melancolia
per dimenticare l’autunno
...con l'Autunno chiudo la tetralogia delle stagioni, ringraziando l'amato A.Vivaldi, per avermi ispirato con le sue splendide melodie...
...a tutti gli amici e amiche che mi hanno sempre seguito con sincerità e affetto, con un caloroso abbraccio, auguro di trascorrere un bel fine estate e delle vacanze serene...
…cari lettori, sospinto dal dolore
di Euterpe disorientata per l’eterno viaggio, intrapreso da un
genio della musica, sull’ineludibile barca di Caronte il 28 luglio
del 1750, mi accingo con profondo sentimento a rendere omaggio al
grande J.S.Bach…
Ritratto di E.G.Hausmann (Lipsia museo
storico della città)
Mozart: …....
”Bach, un giorno per leggerti, una vita per ascoltarti”…
Beethoven: …”Bach,
non un ruscello, ma un mare”…
Liszt: …........
”Bach, senza di te, non più una nota”…
Chopin:….....
”Bach, una fuga per infiniti preludi”…
…liberamente
tratte dalle memorie dei grandi della musica classica…
…scrivere di J.S.Bach, come uomo di
tutti i giorni e come genio della musica, sarebbe per me un’impresa
titanica. Pertanto mi limiterò a menzionare i passi più salienti
della sua vita ...
…la carriera professionale di Bach
ha inizio nel segno di una delusione, o peggio: al primo contatto con
il mondo del lavoro egli provò la bruciante sensazione di essere
stato vittima di una prevaricazione che, ancora molti anni dopo, non
aveva dimenticato. Era l’aprile del 1702, aveva diciassette anni e
si era appena diplomato alla Scuola di S. Michele diLüneburg e venne
a conoscenza che c’era una possibilità di lavoro a Sangerhausen,
essendo vacante il ruolo di primo pianista municipale di San
Giacobbe, la chiesa più grande di quella città. Raggiunto il luogo,
diede la prova di sé nel corso di una pubblica edizione, e di
conseguenza il consiglio municipale espresse parere favorevole alla
sua assunzione, malgrado la giovanissima età, ma accadde qualcosa,
che lo stesso Bach ricorderà nel 1736, trentaquattro anni dopo,
scrivendo ad un amico:”…nonostante la mia pochezza avesse
ottenuto, sotto l’amministrazione del defunto borgomastro Vollrath,
l’unanimità dei voti…non ebbi la fortuna di uscirne
vincitore…poiché in quella occasione un altro candidato vi fu
iumposto dalla più alta autorità*”.
Una storia esemplare: la storia di
un giovanissimo organista che punta molto in alto, e tuttavia si
scontra - e non sarà l’ultima volta – con l’autorità
costituita, dalla quale comunque non può prescindere.
*Per la storia, l’autorità di
Sangerhausen, si chiamava Johann Georg di Sassonia-Weissenfels, duca
di quella piccola città.
(Dal saggio biografico di Eduardo Rescigno)
Johann Sebastian Bach, nasce in Turingia ad Eisenach il 31 marzo 1685, da Johann Ambrosius e da Elisabeth Lämmerhirt e muore a Lipsia il 28 luglio 1750; ultimo di otto figli di una famiglia di cinque generazioni di musicisti in cui eccelle come unico genio; frequenta nella città natale la scuola di latino (1693-95), ma è costretto da circostanze familiari (nel 1694 perde la madre e
l’anno successivo il padre che si è appena risposato) a recarsi a
Ohrdruf dove risiede il fratello maggiore Johann Cristoph
(1671-1721), organista dal 1690 nella chiesa dello stesso paese, allievo di
Johann Pachelbel, continua l’educazione musicale del fratello minore che
nel frattempo riesce a completare il ciclo regolare di studi alla
scuola di latino.
Il 15 marzo 1700 al compiersi del quindicesimo anno di età, Johann Sebastian si trova svincolato dalla Komfirmation luterana che sancisce la fine dell'adolescenza e l'inizio di un possibile autosostentamento, percorso che il ragazzo ha già programmato con l'approccio a un apprendistato artigianale che non si realizzerà, per la provvidenziale figura del Cantor e maestro di musica Elias Herda che alla scuola di latino sostituisce un certo Johann Heinrich Arnold, espulso dal rettore per forte estremismo verbale: più che un violento o criminale, è definito un povero malato di mente.Herda ascoltando il giovane Sebastian in una recita canora apprezza la sua bellissima voce di soprano e gli consiglia con veemenza di recarsi presso il Lyceum del convento di S. Michele in Lüneburg, dove avrebbe potuto terminare gli studi scolastici senza pagare la retta grazie a una borsa di studio e perfezionarsi nella musica, percependo anche un piccolo compenso in talleri per le sue prestazioni canore; si affranca
così dalla famiglia raggiungendo Lüneburg all’estremo nord della Germania anche se il fratello maggiore Johann Cristhoph ha i mezzi per tenerlo presso di sé, ma il giovane Sebastian ha ormai altri obiettivi. Accolto nella scuola, si trova ben presto a far
parte del coro e può avvicinare Georg Böhm, originario della
Turingia pure lui, che tanta parte avrà nello sviluppo dell’arte
organistica del grande Bach.
In questo periodo, J. Sebastian plasma
il proprio temperamento di musicista e completa la sua preparazione
professionale anche grazie alla ricchissima biblioteca della scuola;
frequenti viaggi nella vicina Amburgo gli consentono di conoscere
l’arte del celebre e ormai vecchio organista J.A.Reinken, ma
soprattutto ha modo di frequentare la Corte di Celle, residenza dei
duchi di Braunschweig-Lüneburg, francofila anche in musica e di
conoscere quindi le opere dei massimi compositori francesi di quel
tempo.
Nella primavera del 1703 il diciottenne
maestro ottiene il primo impiego importante come violinista alla
corte di Weimar che gli permette di far ritorno nella regione nativa
dove può sviluppare il proprio talento e il proprio bagaglio
tecnico, frutto di uno studio condotto quasi senza maestri e senza
guida, con il solo aiuto di una tradizione familiare mai spenta e con
il soccorso di una straordinaria facoltà intellettuale che lo aveva
indotto a esplorare sistematicamente la musica del XVI e XVII secolo.
A Weimar Sebastian si trattiene pochi
mesi, desideroso di sfruttare meglio la sua vocazione, il giovane
musicista ottiene nell’agosto del 1703 il posto nella Chiesa nuova
di Arnstadt, per collaudare il nuovo l'organo giunto dopo due anni dalla commissione. Qui
rimane sino al giugno 1707, dove compone l'universale 'Toccata e Fuga' in re minor BWV 565; durante questi anni di servizio, J. Sebastian lotta non poco, ma inutilmente, per
l’affermazione della personalità e più volte viene in urto con le
autorità cittadine.
Nell’ottobre 1705, richiede un
permesso di quattro settimane per recarsi nella lontana Lubecca ad
ascoltare il più grande organista di quei tempi, Dietrich Buxtehude,
ma in realtà vi si trattiene quattro mesi. Il fatto provoca la
reazione del concistoro cittadino già insoddisfatto delle
innovazioni introdotte nella musica organistica; la situazione trova
rimedio nel nuovo incarico che gli viene offerto
dalla cittadina di Mühlhausen, presso la chiesa di San Biagio.
Qui Bach si trattiene dal giugno 1707 al giugno 1708; il breve periodo è caratterizzato da due
importanti avvenimenti: il matrimonio con la cugina Maria Barbara
(1684-1720) che partorisce sette figli e la composizione delle prime
cantate, tra le quali una è forse il famoso Actus Tragicus (nr 106
dell’indice delle opere di Bach: Bach-Werke-Verzneichins, BWV) e
due sono quelle che Bach riesce a veder pubblicate (di
queste soltanto una ci è pervenuta: Gott ist meine König- Dio è il
mio re, BWV 71).
Ragioni economiche e soprattutto le
limitazioni della sua libertà di azione inducono presto il
compositore a cercare un nuovo impiego. L’occasione scaturisce
dalla Corte di Weimar alla quale il maestro ritorna dopo
cinque anni, ma non più in veste di violinista, bensì come
organista di corte e musicista da camera. Il periodo di Weimar
(1708-1717) rappresenta il primo dei tre grandi momenti creativi del
genio bachiano, protetto dal principe Johann Ernst, buon compositore
e unito da grande amicizia col cugino Johann Gottfried Walther, Bach
ha la possibilità di dedicarsi con slancio e piena libertà d’azione
a composizioni musicali che rispondono ai suoi ideali: coltiva in
maniera particolare l’organo, scrive una trentina di cantate e
studia a fondo i maestri italiani, Vivaldi in prima istanza, di cui
trascrive dieci concerti, Albinoni, Corelli, Legrenzi, non
trascurando quelli di più antica data come Frescobaldi del quale
copiò di proprio pugno, nel 1714, la raccolta dei 'FioriMusicali'.
Tuttavia, nonostante il prestigio acquisito e pur ricevendo uno
stipendio superiore, non riesce ad affermarsi come Kappelmaeister (maestro di cappella) che tanto desidera. Neppure alla morte
dell’allora titolare J.S.Drese. Ebbe invece il titolo di
Konzermeister (maestro di cappella) nel 1714. In seguito urtandosi
col duca Wilhem Ernst, Bach chiese più volte di essere esonerato
dall’incarico e presenta infine le proprie dimissioni: per tutta
risposta viene incarcerato, per quasi un mese, e quindi licenziato
bruscamente il 2 dicembre.
Pochi giorni dopo, il musicista si
trasferisce alla corte di Köthen, presso la quale si trattiene sino
al 1723...
…cari lettori, qui fermo lo scritto
perché la vita di un genio, come quella di Johann Sebastian Bach,
per essere ben documentata, necessita di una lunga lettura.
Pertanto, per non tediarvi oltre, la recensione sul genio che ha
tracciato la strada maestra, permettendo così lo svolgersi della
musica classica come oggi la conosciamo, sarà ripresa in un altro
post…
J. S. Bach fu
compositore, violinista, organista, collaudatore d’organi musicali,
insegnante e direttore d’orchestra.
J.S.B. Toccata e fuga in re minore, registrata con l'organo della Basilica di Ottobeuren (Baviera)
Mani possenti le tue
Sebastian
Come il cuore tuo e
l’ingegno
Che toccato hanno il cielo
E fugato le pietre più
sacre
Di chiese in parrocchie
Di duomi in cattedrali
Han tremato aria e mura
Al suono d’un re
sostenuto
Minore soltanto per nota
E non per regale figura
Suoni dolci suoni gravi
Da alte canne liberati
Per salire al trono d’un
Re
Per scendere a udito
mortale
Che tacito e chino
E ancora e per sempre
Templare t’ascolta in silenzio
Facciata e interno della Cattedrale di Ottobeuren in Baviera dove si sono cimentati i maggiori organisti della storia musicale.
…amore mio, in questa stagione la dea Cerere elargisce i suoi frutti migliori, quando Tempo mi rammenta che la vita è circoscritta di attimi, taluni fatti di ordinaria consuetudine, altri di rara, straordinaria intensità emotiva pulsante di vita: come un appuntamento vissuto d’attesa, un incontro sognato col cuore sospeso, di libellula eleganti volteggi rivolti verso un placido mare circondato di variegata natura, come le tue slanciate caviglie scolpite per esaltare ogni passo di danza, per lasciare un indelebile segno su terra inconosciuta; una vita nel sogno, dove l’istante diviene impagabile istante, in cui l'astrazione pensata prende forma e i pensieri divengono parola: poche ma infinite sillabe sposate in vivo sentimento che ha soltanto l’aspirazione di esprimersi nella sua forma più intima e vera, non un blaterare senza senso, cui grande è il desiderio di espressione come fossero mille e mille desideri d' una sospinta ricerca di sé nell'altro, di noi in noi, che timidamente e quasi inconsapevolmente si traduce in uno soltanto; amore, incontrarti in un abbraccio è stata la magia di mezza estate: un sogno di poche ore trascorse con te, dove la grazia di una fiaba e fors’anche la forza di una meravigliosa parabola, racchiuse in un magico caleidoscopio dalle infinite sfumature, hanno per noi colorato l’aria e il cielo. Nei quieti mari di casa nostra le onde s’agitano libere, trasportate dal vento s’incrociano lente in crespi di tinte chiare e rispecchiano la monotonia di assolate spiagge. Stupore e sofferenza, nutrimento per l'anima; oggi siamo senz'altro più ricchi di ieri, perché vivi e consapevolmente padroni della più magica delle interiorità, propria di rarissime leggiadre menti e della bellezza che le contraddistingue.
In questo breve sogno, soltanto un bacio amore mio, donatomi con la genuinità e l’innocenza di una fanciulla che sussurra diverse parole feconde d'inaspettata enfasi e di profonda sostanza, inconsapevole che la vita può offrire emozioni e gioie incantevoli. Ripenso col sogno le parole, abbracciato di fronte alle timide onde del mare, ripercorrendo punti, virgole, pause, sospiri, tocchi, carezze, baci sui capelli e soffi di velluto sulle labbra, e percepisco un incanto dove perdersi è un attimo e ritrovarsi un’eternità: “Dov'eri amore mio tutte le volte che con l'arroganza dei miei anni andavo confondendo l'amore con l'amante?” Ora che esisti come potrei spezzare quelle ali argentate colme di delicata grazia, e come non desiderare di volare alto con nuove e fiere ali dispiegate al vento della passione? Quanta opera d’arte in noi! Ma quando meglio ci penso, dico che la vera opera d'arte sei tu, mia dolce fanciulla; una scultura, un dipinto, un ritratto, una prosa, una poesia, altro non sono che l'evanescenza di un’anima alla quale i miei sentimenti sono rivolti: la tua, amore mio; di fronte ad un'opera d'arte posso contemplare la sua profondità, il senso nascosto del suo significato, ricercando l'interiorità che cela; il capolavoro che stordisce l'arte, trasognato d'un'emozione che scaturisce dalla sensibilità di un animo espressivo, mentre la sua fattura pur essendo d'impeccabile effetto, fa soltanto da cornice; amore mio, dipingere tutto ciò che rappresenti è semplicemente irreale; la vera bellezza è irraggiungibile, così pensare di rapirti anche soltanto un profondo bacio d’amore, per me è scoprire il bacio dell’eternità.
Candida principessa, innocente fanciulla, come non cogliere significato migliore a descrizione di un evento così tanto intriso di meravigliosa unicità, luogo, contesto, senso del tutto, una sublime allegoria di quella perfezione di cui dolcemente un abbraccio parla confuso in mille tonalità di azzurro, dove raggi di sole partecipi illuminano i nostri occhi già illuminati di Amore; io e te, due, perché queste sono le anime armoniosamente perfette per il loro risplendere di luce propria; un io e te che urla nella silente e quieta atmosfera di figure che vanno, vengono e passano come ombre colorate e sonore; io e te, un solo suono di linee curve, dove il susseguirsi d’infiniti punti, traccia il ciclico senso del nascere, del vivere e del finire, per sublimare nel divenire dell’attimo, lo stesso che palpita in noi, lo stesso che presente è qui, vivo e reale, fra i respiri di un’azzurra natura e, oggi come oggi, l'aria che io tremante di delirio ora respiro, domani avrà tutto un altro profumo nel cuore…
e vedere ancora una volta nell’appagato tramonto il già vissuto d'un tempo
vivere nella vostra terra
e vedere ogni giorno il tramonto morire dentro ai vostri occhi
…la prima inconsapevole innocenza è una rosa senza
spine, che troppo spesso viene còlta, violentata, spezzata, recisa, da mani empie consapevoli di colpevolezza…
...ieri, cliccando fra i blog che seguo, mi sono ritrovato in quello dell'amica Johakim, la quale aveva appena pubblicato un post dal contenuto attualissimo per quanto esecrabile, che consiglio di vedere: "Anche gli angeli hanno ormai le ali spezzate"
L'emozione provata, accompagnata da indignazione e intensa commozione, è stata grande per il forte e verace argomento. Un plauso sottovoce da parte mia alla signora Johakim per il suo toccante scritto, seguito da un altrettanto ringraziamento per averlo pubblicato. A, "Anche gli angeli hanno ormai le ali spezzate" devo la scintilla ispiratrice di questi versi, che dedico a tutte le piccole vite sopraffatte ogni giorno da atrocità e indifferenza da parte dell'uomo:
Parca Atropo
il buio negli occhi
è croce e diletto
della tua eternità
come un’infinita notte
senza luna e né stelle
suo il cielo che ti veste
e non un’alba ancora
che spenta illumini
i tuoi ciechi scempi
nata è all’orizzonte
ma nati sono
angeli terreni
innocenti cherubini
partoriti dall’amore
e ancora nascono
fra innumerevoli diavoli
ignari della tua cecità
senza rotte navighi
nell’oscuro mare dell’oblio
e impietosa taciti il respiro
ora di un angelo
ora di un diavolo
e sorda a ogni singhiozzo
e preghiera di madre
vibrano le tue mani di forbice
allorché per ogni ala recisa
più forte ti batte in petto
dura la pietra d’un cuore
ps: l'immagine dei due angeli è stata prelevata dal web, Lucifero, gentile concessione di Johakim.
Due mesi fa, e per la precisione Il 24 marzo, mi è stato assegnato un riconoscimento "Very Insiping Award"
Un premio simbolico, vero e prezioso, che ho amorevolmente riposto nella stanza dei miei ricordi.
Oggi, visitando i blog degli amici, ho trovato in quello dell'amica Sciarada, un post dedicato a Jonathan Livingston, che oltre ad avermi profondamente commosso, mi ha rammentato che oggi il
mio blog compie il suo primo anno di vita.
Ho pensato che questa sarebbe stata la miglior occasione per aprire la stanza dei ricordi e pubblicare l'Award.
Ringrazio la signora Sciarada per avermi a suo tempo inserito fra i suoi amici premiati e per avermi oggi rammentato l'anniversario di Jonathan Livingston: Sciarada
Gentilissima Sciarada, non sapendo come ringraziarla per questo riconoscimento e gesto di amicizia, non mi resta che ricambiare con ciò che forse mi riesce meglio. Con tanto affetto:
L.V. Beethoven sonata nr 3 secondo mvt
se non ti avessi mai conosciuta
che ne sarebbe di questo amore
che sempre ci accompagna tenace
spietato nella sua dolcezza
questo tenero amore
che sempre ci sussurra all’orecchio
le sue melodie
e ci fa sentire vicini
quando siamo lontani
se non ti avessi mai conosciuta
che ne sarebbe di quei momenti
quelle carezze
quegli abbracci infiniti
quel non sentire altro che noi
quel sentirci ubriachi e folli
di traboccante gioia
se non ti avessi mai conosciuta
come potrei sentire
il tuo profumo nell’aria
e parlarti nei miei sogni
nei miei pensieri
come potrei sapere
che la primavera finisce
come potrei piangere
dei versi che scrivo
come potrei
se non ti avessi mai conosciuta
Raffaello: Madonna del melograno Sanguigna su carta di S.Celle
…madre: musica che mai tradisce
…madre: astro che mai sparisce
…madre: madonna di tenera abnegazione
…madre: amore che socchiude gli occhi
…madre: eco dell’ultimo respiro
…madre : sorriso di Amore per la vita
…madre: divino bacio in seno al
figlio
La festa della mamma è una ricorrenza civile diffusa in tutto il mondo, celebrata in onore della figura materna. Non esiste un unico giorno dell'anno in grado di riunire tutte le Nazioni in cui l'evento è festeggiato. Nella maggior parte degli Stati la ricorrenza viene riconosciuta nella seconda domenica di maggio.
Il Galadiatore: (Hans Zimmer e Lisa Gerrard) tema completo
Dedicato a tutte le madri del mondo:
Parlare della madre o della mamma, di questa straordinaria icona femminile, vera istituzione sociale della specie homo sapiens, credo sia giusto a priori averla vissuta. Poiché ritengo le esperienze dirette le più vere, concrete e tangibili. Pertanto lascio ad altri questa incombenza a me sconosciuta. Ciò non toglie che una figura materna non l'abbia sempre idealizzata ed amata.
E da questa amorevole figura è nata la scintilla poetica di una madre per il figlio:
Se
pensi d’esser solo
quando
ti trovi fra la gente
e
una solitudine ti opprime
quando
chiudi gli occhi per conciliare il sonno
e
un buio ti opprime
quando
il tuo cammino erra per strade sconosciute
e
un vuoto ti opprime
quando
un progetto a lungo creduto si frantuma
e una disperazione ti opprime
quando tutto intorno a te s’agita e ravviva
il mondo
e una speranza ti opprime
non
sarai mai solo se riuscirai a pensare
come
figlio alla madre
Se
pensi d’esser solo
quando
senti d’aver donato tanto per il poco ricevuto
e
una tristezza ti opprime
quando
senti d’aver perduto la più grande certezza
e
un dubbio ti opprime
quando
senti che il tuo solo amore ti ha tradito
e
un dolore ti opprime
quando
senti la tristezza d’altri sulla tua pelle
e
un sentimento ti opprime
quando
senti le lacrime d’altri essere le tue
e
un’angoscia ti opprime
quando
senti tutti i sorrisi della terra in uno solo
e
una felicità ti opprime
quando
della vita senti il significato che giustifica ogni respiro
e
una verità ti opprime
allora
sentirai tutta l’emozione di tua madre per il figlio
…Amore, a te confido che posso
percepire le tue languide forme nel movimento ritmico d’un verso,
con occhio d’artista interessato, o con la concupiscenza d’un
maschio…
…Amore, che ad alcuni instilli di
voluttà spirituale il diletto che non accarezza il corpo, come
l’arrendevole seta d’un labbro, il vellutato sogno di un ventre, come il fremito d’un tenero seno, la scorrevole scultura d’una
gamba, la linea curva di una schiena, e tanto senza renderli
desiderosi; quando ad altri invece, di piacere fai subire il fascino
carnale senza difesa; ecco amore, che di primavera in primavera
sfiorisci il corpo, non rubarmi il Sole di questo piacere divino, io
t’amo per me e tutti loro…
Concerto per pianoforte nr2 op18 in do minore di S.Rachmaninov questo video contiene il 2nd. mov- adagio sostenuto- che assieme al 3nd. è stato eseguito per la prima volta da Rachmaninov il 2 dicembre 1900, mentre l'opera completa è stata eseguita sempre dallo stesso Rachmaninov il 27 ottobre 1901
Or già fra questi colli torni a
risuonar preludio canto di primavera, che quieto vento sparge
all’aria fino al mare, che altro inverno donar non può che algido
cielo e bianca luna e vive stelle.
Strada e quercia di casa mia:2012
Ah romita quercia, che ancor i passi
miei accogli lungo la via percorsa in solitaria riva, stagion dopo
stagione, e di risveglio oggi come ieri, tu meni i rami a nuove
gemme, quando al noverar del tempo d’una sola son’io d’età più
ampio.
Giunchiglie del mio declivio:2013
Primavera dintorno, giunta sei appo
l’inverno per ridestar la vita a luce nuova, e di natura lieto
risveglio di fiore in fiore, e nell’udito vivo il suono di misti
augelli, che quieto vento rapisce per scender armonioso giù nel
cuore.
Alba del mio cielo: marzo 2013
Ah primavera novella, or che d’ogni
notte miro l’azzurro cielo degli occhi tuoi, e nunzio del giorno a
primo Raggio di Sole sorride il desiderio, allorché d’un sol
abbraccio cade lontano il mio pensiero.
Margherite di casa: 21 marzo 2013
Primavera di rinnovata veglia,
innocente orchestri le danze dei primi amori, e quand’io colà
rimembro, più non sei tu quieto vento degli anni miei, che infra
l’erba di quadrifoglio e margherite chiare, più non strappo d’un
petalo l’illusione e niente più mi cale.