contemplare la volta celeste nelle notti estive è un dolce perdersi.
Contemplare quella invernale quando il cielo è libero da ogni affanno,
è un estatico confondersi: gli astri appaiono più vicini, più scintillanti, più vivi
e il gelido che serpeggia nell’aria nulla scuote come se ignorasse la mia presenza.
Non è così: sono l’anima e la mente ad essere rapite da tanto fascino e mistero: una è colma di sentimento e si dona, l’altra è piena di immaginazione e si lascia trasportare...
È come sentirsi immobili, sospesi s'una sottile lastra di ghiaccio di un gelido inverno, mentre silenziosi batuffoli di neve scendono sul capo fino a ricoprirlo. Sei uno dei tanti alberi dormienti di una palude sommersa nel fango in un artico inverno. Anima che dormi sull’alboreo guanciale di lacrime ricoperte d’un fragile velo di sogni. Sai che nessun passo, nuovo e incerto, ti potrà dare la certezza di una mano che guida stringendo la tua. Mentre vorresti vedere quella tenera mano venirti incontro e afferrarla. Ma senti soltanto un’aria secca e pungente avvolgersi come diafana nube intorno a te; or’altro non è. Chini il capo e chiudi gli occhi nel dolce abbandono di mille inganni passati. E una lacrima scende fra le rughe increspate di un gelido inverno; altro non è.
All'Inverno di Vivaldi dedico questi semplici versi:
un gelido inverno
or’altro non è
or’altro non è
e a volte
un pensiero senza vita mi coglie
scende giù dalla stessa via
corre mai s’affanna il suo respiro
ha zittito la natura
l’artico di quest’inverno
soltanto passeri e capinere
stridono in volo
d’una stanza stride la porta
stenta ad aprirsi
quante poche volte si è aperta
eppure non ha chiavi o serrature
soltanto due parole rinchiuse
tumulate come anime oscure
troppo gelido quest’inverno
nella mente un secco deserto
aria che punge
soffre la solitudine
e cade il silenzio
come cade la neve
d’incanto svaniscono orme
sepolte sotto fragile fango
di questo gelido inverno
or’altro ancora non è