Pyotr Ilyich Ciajkovskij
Nadieshda Filaretovna von Meck
L’epistolario
(quando la lettera scritta
sostituisce il suono della parola e unisce due anime)
Mosca, 17 ottobre 1877
"La sola lettera che mi ha procurato una gioia ineffabile, caro, prezioso amico!... (in risposta a quella scritta da Peter il 5 ottobre durante il soggiorno a Clarens – Svizzera; soggiorno deciso col fratello Modest per restare lontano da un rapporto matrimoniale ormai compromesso definitivamente, dove lamenta l’impossibilità di continuare a vivere a fianco di una donna che non ama, di quanto il suo spirito sia in condizioni terribili e della ristrettezza economica che lo affligge)... Rientrando a Mosca ero rimasta molto turbata dalla notizia della Sua partenza poiché non riuscivo a spiegarmene i motivi e non potevo comprendere come mai non avessi saputo prima di tutta la faccenda. Ora so tutto, povero amico mio, e per quanto il mio cuore sia dolorosamente colpito per quel che lei ha dovuto soffrire e che è venuto a rovinare la sua vita, sono tuttavia lieta che ella abbia compiuto questo passo decisivo, inevitabile, il solo giusto in una tale situazione. Non avevo osato dirle apertamente la mia opinione, poiché lei avrebbe potuto giudicarla un’invadenza da parte mia. Ripeto: sono lieta che ella abbia trovato una via d’uscita da un tale mondo di ipocrisia e di delusione che non è degno di lei. Ella ha fatto per un’altra creatura tutto quello che si può immaginare, ha lottato fino all’estremo, ma non ha ottenuto nulla; la gente come lei, infatti, in una situazione simile, può andare a picco, ma non certo addattarsi…Per quanto riguarda la disposizione dell’animo mio verso di lei, mio Dio, come ha potuto Peter Iljic, pensare, anche per un solo istante, che io l’avrei disprezzata? Proprio io, che per tutto quanto è accaduto, non solo ho comprensione, ma sento esattamente come lei e avrei agito proprio nello stesso modo? Soltanto che, al suo posto, io mi sarei probabilmente decisa prima ad una separazione, poiché non sono capace di tanto spirito di sacrificio. E ancora una cosa, Peter Iljic caro, perché mi affligge e mi ferisce col lasciarsi così sopraffare dalle difficoltà economiche? Non ci sono dunque io? Lei sa pure come io l’apprezzi e le desideri ogni bene. Sono del parere che non siano i vincoli del sangue o i legami fisici a darci diritti sui nostri simili, ma unicamente i sentimenti e le affinità spirituali.Lei sa benissimo di quante ore di felicità io le sia debitrice, come gliene sia infinitamente grata, come lei mi sia indispensabile, e proprio così com’è, come Iddio l’ha creato. Non faccio dunque nulla per lei, ma tutto per me stessa…Se oggi fossi io a voler qualcosa da lei, certamente non me lo rifiuterebbe, nevvero? Dunque siamo pari. Lasci allora che per qualche tempo io mi incarichi di sistemare la sue faccende domestiche.Non so come la pensi lei a questo proposito, quanto a me preferirei che gli altri non fossero al corrente di questa nostra amicizia.”
Con grande generosità, la signora
Nadjesdha von Meck, elimina ogni sua preoccupazione per la vita materiale
assegnandogli una rendita annua di seimila rubli. L’animo di Peter,
per quanto sofferente per i sensi di colpa causati da un matrimonio
fallito in partenza, trabocca di sentimenti di gratitudine verso la
sua protettrice e il giorno dopo risponde:
“Prima di conoscerla, non sapevo che esistessero creature dotate di tale finezza d’animo, di tale profondità di sentire. Per me è sorprendente che cosa ella fa per me e come lo fa…Ogni nota che d’ora in poi uscirà dal mio cervello, sarà dedicata a lei. A lei io devo se la voglia di lavorare mi ritornerà con raddoppiata energia e mai, mai, lavorando, dimenticherò neppure per un secondo che è stata lei ad aiutarmi a continuare la mia professione d’artista. Molto mi resta ancora da fare, lo so benissimo. Senza falsa modestia, vorrei dirle che tutto quanto ho prodotto finora mi sembra così incompiuto, così debole in confronto con ciò che io posso e debbo creare ancora. Arriverò a questo…Mi vado lentamente rimettendo al lavoro e posso adesso dire con esattezza che la nostra Sinfonia sarà terminata non oltre dicembre e che lei la potrà ascoltare già nel corso di quest’inverno. Che questa musica, a lei così intimamente legata nello spirito, le posso dire, mia ottima, impareggiabile amica, come io l’amo con tutte le forze dell’anima mia”
Nadjesdha Filaretnova von Meck
Nadjesdha von Meck, figlia di un
possidente russo, ha nove anni più di Ciaikovskji. A diciotto va in
sposa a Karl Georg von Meck, nobiluomo baltico, i cui antenati erano
stati un tempo i signori del feudo di Sunzel, nelle vicinanze di
Riga. Il giovane Karl Georg non aveva però ereditato alcun bene e al
momento del suo matrimonio occupava un modesto impiego come
ingegnere. La giovane coppia dovette sostenere una dura lotta contro
le difficoltà della vita.
“ Non sono sempre stata ricca – scrive Nadjesdha Filaretnova in una lettera a Peter . – Per gran parte della mia esistenza mi son trovata povera, poverissima. Mio marito era ingegnere delle comunicazioni alle dipendenze dello Stato, guadagnava millecinquecento rubli all’anno, e queste entrate dovevano bastare per mantenere una famiglia con cinque figli. Situazione assai poco brillante, come vede. Ero allo stesso tempo la balia, la governante, la maestra, la sarta dei miei bambini e la cameriera e la segretaria di mio marito. Il lavoro era molto, ma lo facevo volentieri.Ben altro mi affliggeva. Sa lei, Peter Iljic, che cosa significa avere un impiego? Lo sa che si deve dimenticare di essere individui dotati di ragione, di volontà propria, di dignità? Che bisogna essere automi burattini? Non potevo sopportare che mio marito si trovasse in una situazione simile e perciò non cessavo di insistere e di pregarlo perché lasciasse quel posto. All’obiezione che non avremmo più avuto niente da mangiare, replicavo che avremmo lavorato e che di fame non saremmo morti. Quando finalmente cedette alle mie preghiere, venimmo ben presto a trovarci in grandi difficoltà, tanto che per il nostro sostentamento non potevamo spender di più di venti copechi al giorno. Eppure non rimpiansi mai quella nostra decisione.”
È l’epoca in cui in Russia si
costruivano strade e ferrovie in quantità; agli imprenditori accorti
si offrivano possibilità enormi. Progetti e stanziamenti son fatti
senza economia. Trattandosi di collegare con una ferrovia le due
capitali, Mosca e Pietroburgo, si chiede allo zar Nicola I di
esprimere i suoi desideri. Il sovrano si fa dare allora una carta e
una riga e con la matita congiunge le due città con una linea retta.
La strada ferrata viene infatti costruita secondo quella direttiva,
lunga quasi settecento chilometri, senza curve, senza riguardo per
gli ostacoli naturali, tale quale corre ancor oggi fra le due città
maggiori della Russia. Karl von Meck è un abile ingegnere. Pungolato
dalla volontà prepotente della moglie, compie imprese straordinarie
e lega il suo nome a parecchie ferrovie di grande importanza. Non è
però tagliato per gli affari e lascia quindi che la moglie si occupi
della parte commerciale delle sue imprese. Quando muore nel 1876,
dopo ventotto’anni di matrimonio, lascia in eredità alla consorte
undici figli e un patrimonio di molti milioni. Nadjesdha si trova ad
affrontare un compito gigantesco con che assolve con molta energia e
intelligenza. L’ultimogenito viene al mondo nel 1877. Ciakovskji
appare all’orizzonte proprio nel momento in cui muore il marito di
Nadjesdha, che si ritira allora dalla vita di società quasi in modo
assoluto e si dedica all’educazione dei figli, sette dei quali
vivono ancora sotto il suo tetto, mentre gli altri sono in gran parte
sposati. Nadjesdha von Meck, ormai diventata la più ricca signora di
Mosca, abita in un severo palazzo di ben cinquantadue stanze. La casa
è arredata col gusto sovraccarico del tempo: ovunque arazzi e
tappeti finemente lavorati e mazzi di fiori sotto campane di vetro.
Il carattere e lo spirito di Nadjesdha sono rivolti per natura verso
il bello e la bellezza artistica. Un impiego stabile e molto
apprezzato vi trovano i musicisti, che suonano insieme duetti e trii
con l’amabile padrona di casa (pianista eccellente) e che danno
lezioni di musica ai ragazzi. Avremo occasione di parlare di come il
giovane Debussy farà la sua comparsa nella cerchia della signora von
Meck, per suonare con lei a quattro mani e insegnare il canto alla
figlia Julia.
La signora Nadjesdha possiede inoltre
alcune splendide tenute in campagna, fra tutte, la più bella è
quella di Brailov, in Ucraina. La salute di lei non è eccellente, il
freddo soprattutto le riesce insopportabile e la spinge sovente in
viaggi al sud e molti all’estero. Con passare degli anni la sua
misantropia aumenta. Nicolai Rubinstein, il signore della vita
musicale moscovita, è una delle rare persone che di quando in quando
può andare a farle visita. Non di rado egli ha bisogno di
sovvenzioni per il suo Conservatorio ed ella allarga generosamente i
cordoni della borsa. Ai concerti e a teatro se ne sta in disparte in
fondo a un palco ed evita di parlare con qualcuno. Di lei si conosce
l’alta figura slanciata, gli occhi espressivi scuri, la folta
chioma castana. Come molte donne russe, è capricciosa, mentre la
natura interiore molto sensibile, la rende a volte irresponsabile nei
grandi gesti di generosità che fa da contorno a una passionalità
irruente. Si strugge dal desiderio di trovare anime su cui riversare
affetto, sospinta inconsciamente nel desiderio di riceverne. Adora i
figli e nasconde la preferenza che ha per alcuni di essi. Quand’ecco,
al suo orizzonte apparire Ciaikovskji che ha allora trentasette anni.
Ho riassunto i lati più incisivi di
questa donna straordinaria, dall’anima sensibile e dallo spirito
nobile, che protende verso le grazie del bello artistico, confermato
da una delle tante lettere scritte a Peter:
“Amo la musica appassionatamente, - scrive in una di queste – quando ascolto musica, non penso a nulla e provo una sensazione di benessere fisico…La musica mi fa sprofondare in uno stato di ebbrezza come un bicchiere di Sherry. Ci si sente trasportati in un luogo sconosciuto, misterioso, in un regno celeste. In tale stato si sarebbe pronti a morire. Recentemente suonavo l’andante cantabile, dal suo Primo Quartetto per archi. Tale musica mi mise in uno stato di ebbrezza così intensa che un brivido mi corse per tutto il corpo…Credo che nessuno avverta l’infinita malinconia espressa da quelle note. È una musica che mi lascia senza fiato. Che arte soprannaturale! In essa soltanto si manifesta la scintilla divina della umana natura”.
Il maestro prontamente risponde all’amica:
“Lavoro assiduamente all’istrumentazione della nostra sinfonia, (oggi chiamata, Quarta Sinfonia - aggiunta doverosa per chi legge) e sono completamente assorto in questo lavoro. Nessuna delle mie composizioni orchestrali mi è costata tanta fatica, ma a nessuna anche ho lavorato con tanto amore. Dal principio ero spinto soltanto dal desiderio di finire la Sinfonia; poi, a poco a poco, mi sono lasciato avvincere e adesso non vorrei mai stancarmi del lavoro. Forse mi inganno, mia cara Nadjesdha Filaretnova, eppure credo che questa sinfonia non sia un’opera mediocre; è meglio di tutto quel che ho scritto finora. Com’è consolante per me, il pensiero che questa sia proprio la nostra Sinfonia e che lei, quando finalmente l’avrà ascoltata, sappia come ad ogni battuta io abbia pensato a lei. L’avrei mai portata a termine se ella non fosse entrata nella mia vita? A Mosca, quando credevo che tutto, per me, fosse finito, avevo scritto sullo schizzo le seguenti parole, dimenticate e poi ritrovate ora:”In caso di morte questi fogli devono essere consegnati a N.F. von Meck”. Desideravo sapere nelle sue mani il manoscritto della mia ultima opera. Invece, adesso, non soltanto vivo e sto bene, ma posso, grazie alle sue cure, dedicarmi interamente al lavoro con la coscienza che al mio cervello scaturisce una musica che non sarà mai dimenticata.”
La “Quarta sinfonia”
Quando un’affinità apre l’anima e
il cuore
Per Peter, quella di scrivere quasi
ogni giorno alla sua preziosa amica e di aprirle il cuore diventa
una cara consuetudine che influisce positivamente anche sul suo
fragile spirito. Non muove più un passo senza chiederle prima
consiglio e approvazione. Tale comunione di anime dona a Nadjesdha
una vera ebbrezza di felicità, un vero stato di beatitudine, ma
anche di totale eccitazione.
Di questa sinfonia scriverò nella
terza parte [...]
Oggi invece, vi lascerò con l’ascolto
di quello che è ricordato come uno dei concerti per violino più
discusso e criticato del suo tempo: il concerto per violino e
orchestra opera nr35 in re maggiore. Opera biasimata e demolita dal
famigerato critico musicale del momento Eduard Hanslich, della Neue
Freie Press di Vienna, che già aveva perseguitato Richard Wagner e
Anton Bruckner con le sue recensioni feroci. Dopo la prima al teatro
di Vienna aggiunge una nuova gemma alle precedenti dichiarando che il
concerto per violino di Ciaikovskji, altro non è che “musica
puzzolente”.
Il nostro sensibile compositore porterà
con sé la feroce critica di Hanslich, rimanendo profondamente offeso
per vari anni. Ma un critico, per quanto bravo possa essere non fa
sempre la storia, tanto che il concerto per violino opera nr 35 in re
maggiore, diventerà ben presto il pezzo favorito e amato di molti
violinisti. Più tardi anche il grande Leopold Auer, che a suo tempo
si rifiutò di eseguirlo, ne fu conquistato e lo suonò
ripetutamente.
Questo meraviglioso concerto per
violino, Ciaikovskji lo porta a termine in un paio di settimane nel
marzo del 1878 durante la permanenza a Clarens, Svizzera, e resterà
per sempre una delle sue composizioni predilette. Dopo il rifiuto per
le difficoltà tecniche di esecuzione da parte di Iosif Kotek e di
Leopold Auer, i maggiori violinisti del periodo, il concerto viene
eseguito tra mille difficoltà dal giovane Alexandr Brodskji, che
trova il coraggio di suonarlo a Vienna tre anni dopo, il 4 dicembre
1881.
Nadjesdha Filaretnova dopo il primo
ascolto a Mosca, lo porterà per tutta la vita nel suo cuore: in esso
lei vi percepirà sempre il riflesso continuo del suo temperamento
passionale e allo stesso tempo il respiro delicato della sua anima,
dove i sentimenti dell’amore per il suo amico prediletto, non
espressi nella loro totalità, troveranno il vertice più elevato
nelle quiete e agitate acque del suo mondo interiore.
..fra le varie esecuzioni di
valenti artisti, ho scelto questo trailer dal film - Il concerto - del regista rumeno Radu
Mihaileanu, per aver creato con spiccata fantasia e immaginazione,
una sceneggiatura ironica e allo stesso tempo commovente che
s’intreccia magicamente col il concerto, qui il 1° movimento
-allegro moderato- che darà poi il titolo al film, che consiglio di
vedere a chi non lo avesse ancora visto…